Dizionario botanico storico Milanese-Italiano
Credo di fare cosa utile per i più curiosi accompagnando le guide sulle piante spontanee di utilizzo alimentare in Brianza e nel territorio del Parco della Brughiera Briantea con un piccolo dizionario storico milanese-italiano, che può rappresentare un aiuto all’identificazione di alcune piante attraverso i nomi tradizionali più usati.
Il dizionario, che voleva essere inizialmente limitato alle sole piante alimurgiche spontanee, è stato poi volutamente ampliato a quegli alimenti vegetali coltivati che entravano comunemente nell’alimentazione di un tempo, per lo più presenti anche nella nostra, con qualche tocco di esoticità (che allora sorprendeva). Un ulteriore ampliamento, prima alle piante più comuni che non hanno questa funzione alimentare ma rientrano nella più ampia categoria di quelle che sono di interesse dell’etnobotanica e poi a quelle più comuni, è stato fatto per soddisfare la curiosità degli appassionati botanici. Infine per le piante più usate, quando è stato possibile, sono state aggiunte nelle annotazioni modi di dire o locuzioni d’uso comune. Mi è parso così di arricchirlo a vantaggio dei più curiosi anche a costo di limitare la sua specificità botanico-alimentare delle piante spontanee a una parte modesta.
Al visitatore che trova interesse nel dizionario va data comunque qualche necessaria informazione preliminare. In primo luogo va data giustificazione del termine “storico” che ho voluto usare, anticipandola con la doverosa premessa che il piccolo dizionario è niente affatto un lavoro originale, anzi. Esso è infatti (per il momento) pressoché interamente tratto, con un’elementare operazione concettuale, dal testo del “Vocabolario milanese – italiano ad uso della gioventù” di Giuseppe Banfi, nella seconda edizione del 1857.
Tra i dizionari storici milanese-italiano ho preferito questo, anche al maggior riferimento del “Vocabolario” di Francesco Cherubini del 1839, perché mi è parso che l’attenzione dell’autore alle piante fosse maggiore e più viva, anche se il Banfi fonda il suo lavoro su quello, più noto e importante, del Cherubini. Del resto l’autore esplicita le sue intenzioni di arricchire il dizionario con ricerche nel contado per cogliere parole e modi di dire non solo milanesi.
Il ricorso a un dizionario di metà Ottocento anziché a edizioni più recenti mi è parso peraltro opportuno per il fatto che esso può meglio rispecchiare una società ancora sostanzialmente rurale, in cui l’utilizzo delle piante spontanee per uso alimentare, curativo, tintorio, ecc. doveva essere senz’altro patrimonio della comune cultura della sopravvivenza quotidiana. Il Novecento, anche ai suoi albori, sarebbe stato già altra cosa, ormai avviato in ampie aree del milanese a una rapida industrializzazione che modificava in fretta usanze e costumi. Un vocabolario più recente avrebbe probabilmente già perso per strada molte parole. Il lavoro sul dizionario continuerà comunque con l’utilizzo di altre fonti.
Qualcosa andrebbe detto dell’area linguistica, ma non è questo il luogo dove si può approfondire un discorso serio sull’area di utilizzo del milanese come lingua viva e sull’area della sua influenza – né credo comunque di essere in grado di farlo con un minimo di rigore – e mi limito a considerare che la stragrande maggioranza dei termini, con gli aggiustamenti che ognuno penserà di dover introdurre, possono essere senz’altro accolti in tutta la fascia pedemontana e di alta pianura del Milanese storico.
Si potrebbe discutere invece sull’utilizzo “legittimo” di espressioni locali e di termini più appropriati in luogo di quelli riportati nel dizionario e nei vari vocabolari milanese-italiano. Faccio questa precisazione perché è certo vero che quello dell’utilizzo delle piante, siano esse spontanee che coltivate, è fra i lessici che più si differenziano localmente. Territori contigui possono, uno rispetto all’altro, disconoscere l’utilizzo di piante spontanee per uso alimentare o individuarle con termini diversi o addirittura non avere alcuna parola specifica con cui individuare una pianta.
Problemi di luogo quindi. Ma anche di tempo, perché quello cui il dizionario del Banfi appartiene è lontano, e questo fatto rende naturalmente possibile notare e annotare le differenze rispetto alla lingua milanese di oggi. In un secolo e mezzo certi termini possono essere stati modificati o andati perduti per desuetudine, ma mi pare di poter dire che le differenze non appaiono così profonde da inficiare un utilizzo del dizionario che sia anche “attuale”. Le molte permanenze potranno invece (o peraltro) essere proficuamente confrontate dal visitatore con coloro che usano ancora certi termini apparentemente arcaici ma che svolgono ancora la loro funzione. Per chi fosse comunque interessato a un confronto suggerisco di consultare il testo di Ella Torretta, Vocabolario botanico milanese – italiano, 1995, stampato a cura del Gruppo Botanico Milanese.
Qualche ulteriore avvertenza per l’uso. Utilizzato il lemma milanese con le accezioni possibili, le piante sono state individuate nel dizionario comunque con il nome scientifico. Ho però voluto conservare quello utilizzato dall’autore, e ciò comporta che il visitatore, per la sicura individuazione della pianta, in taluni casi – lo farà più facilmente se esperto – dovrà tenere conto dei cambiamenti avvenuti col tempo nella sua denominazione. Giungere all’individuazione della pianta secondo l’attuale denominazione scientifica riconosciuta (con le difformità che talvolta persistono) qualche volta comporta un percorso non semplice. Un esempio significativo é quello della denominazione Behen album: il Banfi utilizza il taxon per individuare probabilmente, allora, la ancor oggi comune e assai usata Silene vulgaris, ma questa denominazione è più recente e lascia comunque aperto qualche dubbio (si tratta di Silene alba?) sulla corrispondenza e sull’esatta individuazione del Banfi, che botanico non era. Già ai suoi tempi peraltro la denominazione Behen album doveva essere ormai poco usata dai botanici. Del resto nel dizionario originale qualche errore di individuazione della specie c’è e altre volte viene citato solo il genere e in alcuni casi neanche quello.
Anche il nome o i nomi comuni utilizzati in italiano per individuare la pianta – utilizzati nel Milanese e/o in altri Antichi Stati – sono quelli indicati nel dizionario del Banfi e quindi non necessariamente ancora attuali, anche se in molti casi questi nomi persistono ancora oggi. Dell’autore dobbiamo quindi fidarci, pur verificando ciò che ci lascia perplessi, sia quando viviamo in Brianza che quando vogliamo andare alla ricerca della pianta e dei suoi usi alimentari lungo la Penisola. Anche in questo caso va banalmente detto che l’uso di certi termini utilizzati dal Banfi potrebbe essere scomparso o modificato o ridotto a vero e proprio localismo.
Nella colonna delle annotazioni vengono indicati particolarità, modi di dire, locuzioni, usi specifici, ecc., sempre virgolettati se tratti dal dizionario del Banfi. Anche in questo caso vale quanto detto sopra.
Un’ultima precisazione: nonostante i suggerimenti ho rinunciato a inserire nell’edizione per il sito immagini utili all’individuazione di ogni pianta, perché una semplice ricerca in Rete, utilizzando il nome scientifico o quello comune in un buon motore di ricerca, consente di accedere a un album quasi infinito. Per la descrizione delle piante (anche solo per confrontare quanto qui riportato) esistono poi molti siti, alcuni veramente ben fatti e di assoluto valore scientifico, e anche molti forum, che possono essere di gran lunga più utili delle mie scarne descrizioni. Il dizionario, come detto, intende essere soprattutto di qualche utilità ai lettori milanesi e brianzoli delle mie guide sulle buone piante della nostra zona, che possono essere utilizzate in cucina con sicura soddisfazione del palato.