Piante spontanee in cucina

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Questo sito si occupa essenzialmente dell’uso alimentare delle piante spontanee. Solo a margine, e tramite collegamenti e rimandi, a parte qualche nostro contributo originale, si occupa di altri usi, cercando di esplorare qualche sentiero di quella vasta disciplina che è l’“etnobotanica”, disciplina assai complessa che ne incontra a sua volta molte altre per l’evidente connessione della natura con ogni umana attività.

L’attività di raccolta delle piante nei campi e nei boschi era un tempo parte essenziale dell’alimentazione della società contadina mentre oggi – quasi ovunque dalle nostre parti e in genere nel c. d. “mondo occidentale” – è una “riscoperta” che fa tendenza, con qualche scivolata nella moda, e alimenta molte pubblicazioni e molteplici attività, iniziative, corsi e perfino un turismo specifico e in costante crescita. Affine, e in parte ancora correlato a quello salutista, quello odierno è un fenomeno relativamente nuovo e più ampio di quanto si possa immaginare, che convive tuttavia con residue permanenze del passato. Questi residui, che sono la cosa che maggiormente suscitano il nostro interesse, sono più o meno vivi e vitali a seconda delle regioni e dei paesi e oltre ad essere ancora in grado di dare significato alla tradizione, alimentano e a volte qualificano proprio la così detta “riscoperta”.

Per non dilungarci troppo in questa pagina vogliamo solo ricordare, se ce ne fosse bisogno, che ancora oggi prati e boschi offrono molto a chi sa gustare i sapori della natura più semplice. Infatti, volendo, si può abbinare tutto l’anno accanto a salutari passeggiate la piacevole raccolta di erbe e frutti spontanei da utilizzare in cucina, aggiungendo nuovi sapori alla varietà degli alimenti dell’ormai pur ricca cucina quotidiana. L’esercizio che un tempo risultava indispensabile per sopravvivere, oggi può rappresentare per molti un modo salutare e interessante, anche gratuito, anche se un po’ insolito, di variare ulteriormente la propria alimentazione. Con la raccolta di erbe e frutti spontanei si può soddisfare il desiderio di sperimentare altri sapori, un piacere sconosciuto a chi mangia solamente perché deve.

Le piante spontanee sono buone in cucina per tutte le portate e siccome erbe e frutti selvatici non offrono meno soddisfazioni al palato di quanto non possano fare altri alimenti più ricercati e costosi, le pagine di questo Sito offrono ai visitatori indicazioni sul modo innovativo o tradizionale o più comune di utilizzare le varie specie e anche molte ricette. Le piante spontanee e “semispontanee” vengono presentate attraverso schede, più o meno sintetiche a seconda delle specie (e talvolta associate in un’unica scheda), e sono suddivise in tre gruppi per “importanza”. Naturalmente questa sorta di classificazione è soggettiva e può essere senz’altro opinabile, giacché molti sono gli aspetti per i quali una specie potrebbe essere spostata da un gruppo a un altro. Anche l’inserimento accanto alle specie sicuramente selvatiche di quelle “semispontanee”, che stanno al confine di una classificazione che nella realtà non è mai così rigida come pretendono le esigenze di organizzazione mentale, potrebbe essere opinabile, ma abbiamo spiegato già la scelta di includerle con la logica di ciò che potrei raccogliere nel corso di una passeggiata nella campagna vicina.

Non vi sono schede delle piante più comuni oggi coltivate per l’alimentazione umana né delle aromatiche più comuni – basilico, salvia, prezzemolo, ecc. – con tutte le infinite varietà di frutta e ortaggi che rendono vario e più interessante il nostro menù quotidiano. È utile precisare inoltre che il sito non intende seguire una certa “moda” salutista, che oggi prolifera e scade a volte in suggerimenti e comportamenti molto vicini a certo becero ecofondamentalismo, e che per questo le schede vanno lette soprattutto in funzione degli usi alimentari delle diverse specie. È opportuno precisare che nelle schede come in altre parti del Sito l’aspetto morfologico e “botanico” in senso ampio delle specie di interesse alimentare è sempre limitato a una descrizione sommaria delle piante. Del resto per gli scopi di questo sito dilungarci nella descrizione scientifica delle specie è del tutto superfluo, ancorché sia per noi doveroso essere attenti e precisi e cercare di non aggiungere questo sito ai tanti che già forniscono informazioni sbagliate o approssimative. Crediamo di fare invece cosa utile per chi vuole approfondire segnalando siti ben più autorevoli del nostro, nei quali si possono trovare informazioni serie e scientificamente attendibili.

Il sito propone l’utilizzo in cucina di piante il cui uso alimentare appartiene alla tradizione italiana e/o che sono presenti nel territorio nazionale, ancorché le medesime specie siano usate in altri paesi e in altre culture alimentari e non nel nostro. Il riferimento alla “nostra tradizione” va tuttavia correttamente inteso per ciò che evidentemente esso significa e non certo per una “tradizione nazionale” intesa in senso ampio o letterale (con eccezione di alcune specie utilizzate ovunque e allo stesso modo). Si tratta come è facile intuire di un insieme di tradizioni locali, come peraltro per il resto dell’italica gastronomia. Nell’insieme convivono per lo più esperienze quanto mai diversificate, in relazione talvolta a piccolissimi territori, anche di un villaggio, e usi e tradizioni invece quasi universali, perché anche territori lontani comunicavano, a volte e a loro modo, e anche le popolazioni più sedentarie avevano i loro “migranti”.

  • Avvertenza: come specificato in altre pagine, e dato l’intento divulgativo, viene usata nella maggior parte dei casi una denominazione scientifica semplificata (senza apposizioni) per indicare le entità botaniche, anche se ciò non sarebbe del tutto corretto. L’individuazione di genere, specie e famiglia, è effettuata secondo gran paarte della letteratura corrente, e quindi può capitare che le modifiche continuamente apportate dalla comunità scientifica non vengano ancora utilizzate in questo sito, essendo in corso di aggiornamento. In diversi casi lo facciamo anche per comodità dei lettori e in diversi casi (non in tutti), riportiamo dei sinonimi ancora largamente presenti in letteratura o indichiamo una doppia nomenclatura, quando questa, come capita, è oggi diversa da quella di venti-trent’nni fa o anche precdente a Pignatti. Conserviamo anche denominazioni collettive (gr., aggr.) quando ciò può facilitare il lettore che non è un addetto ai lavori. Raramente abbiamo però inserito due volte la stessa entità, quindi occorre accontentarsi per l’ordine alfabetico della nostra scelta. In alcuni casi segnaliamo con il segno grafico * quelle denominazioni in discussione oppure non pienamente accettate da tutta la comunità scientifica dei botanici tassonomisti.